Brano: [...]ll’innocenza, riaprirci i cancelli del paradiso terrestre.
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Il mio amico Piero Martina, figlio di operai torinesi di vecchio ceppo, è un concentrato di « torinesità », come si vede anche dalla peculiare eleganza del suo segno pittorico. Non è perciò un caso, ma devo leggerlo in termini di destino, il fatto che, dopo tanti anni, sia lui a condurmi su di una sconquassata « giardinetta », in un rapido giro per la mia vecchia città.94
SERGIO SOLMI
Sfuggo i vortici neri, i buchi fondi del ricordo e del dolore. Al Valentino, malamente ostacolato da uno dei soliti concorsi automobilistici* la rapida veduta del passeggio domenicale sullo sfondo del fiume, con la collina a ridosso, carica delle ville variodipinte che l’« epoca Guaiino » cominciò ad aggiungere alle due stratificazioni tradizionali dell’architettura torinese, l’epoca Carlo Felice e quella Umbertina. L’incanto coloristico, il lento armonioso movimento dei passeggiatori, e si opera tosto il clic psicologico, l’assunzione del paesaggio al cristallo del «già veduto », all’eter[...]
[...]uai se quel brivido di pungente irrealtà, o di nulla, o di extratemporalità, guai se quell’aria d’abisso non fiatasse di tanto in tanto sui nostri volti. Un impegno terrestre troppo insistito, un eccesso di realtà ci renderebbe la vita impossibile. I nostri atti resterebbero per sempre imprigionati in un blocco atrocemente impensabile, come nelle mitiche immagini dell’inferno. La salvezza è nel fatto che, senza saperlo o sapendolo, noi pen96
SERGIO SOLMI
siamo e viviamo sul filo esatto (furia contraddizione. Per questo, finché durerà la storia dell’uomo, vi saranno sempre, sui ripiani dell’Himalaya, monaci tibetani a contemplare attoniti un cielo indecifrabile.
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Credendosi solo nel tram fermo al capolinea, all’una di notte, in attesa dell’ultima corsa, il giovane missino in maglione nero butta indietro le spalle, si atteggia fiero sporgendo il mento nel noto profilo imperatorio. Mi sforzo di immettermi in lui, di combaciare col suo orizzonte. Probabilmente questa equivoca e travagliata democrazia deve apparirgli una fase d’oscur[...]
[...]elevato statisticamente al cubo secondo le dimensioni dell’era democratica). È pur sempre singolare notare come la nostra civiltà, che ha diminuito in misura così considerevole l’insicurezza quotidiana in confronto ad ogni altro tempo, mantenga così vastamente aperto un altro genere di rischi, nel suo fondo essenzialmente gratuito. Né si vuole, qui, alludere a quelli più propriamente sportivi, perché gli sport pericolosi, come l’alpinismo,98
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interessano pur sempre una proporzionalmente limitata categoria di persone. Ma il comune automobilismo si allarga a ceti sempre più imponenti, e tende a diventare universale persino da noi.
Per quanto grande possa essere la nostra pietà per le vittime, è ancora una volta rassicurante attestare questa persistente generosità, arditezza e « gratuità » della natura umana, sotto tante incrostazioni di egoismo e di conformismo.. Nietzsche si consolerebbe, vedendo per sempre smentito il mito ironico, che apre lo Zarathustra, degli ultimi uomini che hanno trovato la meschina felicità. Esto todo[...]
[...]domani.
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TUTTO INSIEME I satelliti artificiali hanno cominciato a descrivere le loro orbite in cielo, i razzi tenteranno presto la Luna. A Benares o a Lourdes moltitudini immense sfilano in processione implorando purificazioni e miracoli, e ricreando integralmente pezzi di medioevo o di antichità immemoriale. In modernissime cliniche il cuore è estratto dal torace di un uomo che ha cessato appena di vivere, e riprende a battere100
SERGIO SOLMI
dopo una breve operazione I Nambikwara vaganti nell’interno del Brasile descritti da LevyStrauss, nudi ancora come Adamo, si nutrono di radici e cavallette e dormono la notte sotto gruppi di palmizi le cui foglie, piegate e unite alla cima, forniscono loro un provvisorio riparo. Sotto quelle incerte cupole vegetali chiacchierano e ridono beati, perpetuando un Eden crepuscolare, una squallida e pidocchiosa età dell’Oro.
Più davvicino ancora. Abbiamo visto in Russia Sovietica, negli scorsi decenni, i concetti d’una filosofìa razionale, sottratti al loro ambiente vitale di libera critica, [...]
[...]raccomandati: l’avvenire sarà degli automi, in ferro o in carne.
Tutto insieme. L’umanità comincia ad entrare nella sua nuova dimensione spaziale con queste sue mobili e confuse stratificazioni, recentissime o remotissime, con queste sue innumerevoli striature ribelli all’intelletto, mescolate come in un mostruoso cocktail di ere. L’uomo crocifisso al corso della sua intera storia penosamente si stira, si dilata, tenta l’avventura cosmica.
Sergio Solmi